La realtà non condivisa

C’è chi pensa che la politica sia il luogo in cui diverse visioni del mondo, spesso chiamate ideologie, si confrontano e dialogano, proponendo soluzioni diverse a problemi più o meno condivisi, proposte per modificare una realtà che dovrebbe essere, nella sua descrizione, più o meno la stessa.

Invece, sempre più mi pare che ci siano percezioni diverse della realtà, dello stato delle cose. A volte c’è la malafede, ossia chi descrive una realtà che sa non esistere, per sua comodità, per trarne vantaggi, come base per una sua agenda politica. Ma sempre più spesso mi pare che il problema sia proprio una percezione diversa della realtà, come se filtri ideologici, emotivi, informativi portino a percepire lo stato dei luoghi in modo profondamente diverso, portino a descrivere come esistenti fatti non reali, e viceversa.

Ad esempio, ieri sera un consigliere comunale ha affermato che a Lodi “Tutti i giardini sono in possesso di bande di extracomunitari, dove vengono a offrirti droga, droga, droga”; un altro che in Medio Oriente “Israele è l’unico baluardo di rispetto dei diritti umani”. Entrambi erano chiaramente molto convinti di quanto affermavano, non parevano frasi estemporanee dette senza pensarci troppo. Per loro la realtà dei fatti era quella.

Ecco, se la base di partenza è questa, non c’è possibilità di confronto. E i dibattiti nelle aule consiliari sono inutili, rottami del secolo scorso, inadatti a questo mondo stravolto dalla propaganda, da social, feed, troll, bot, dai circoli di fake-news auto rinforzanti.

Quando l’irrealtà ti viene proposta in modo così deciso, è umano che venga il dubbio di vivere fuori dalla realtà. In fondo una mente aperta deve assegnare, all’ipotesi che siano gli altri ad avere ragione, una probabilità magari molto molto bassa, ma non nulla. Per cui anche le sciocchezze più evidenti ti obbligano alla fatica di verificare, approfondire. E visto cosa succede oltreoceano serpeggia il timore che l’irrealtà possa crescere, e queste assurdità siano le prime onde di una marea che arriverà anche qui. E questi che ora sono pochi e inoffensivi possano diventare maggioranza. Fino a farci sembrare un po’ come il pazzo sulla collina cantato da Paul McCartney, che sapeva che erano gli altri i veri pazzi, e vedeva il mondo girargli intorno.